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DARRACQ 9½ HP 1902

Art. M4 - 1964
DESCRIZIONE DEL MODELLO...





PARTICOLARI...

Modello piccolo, poco attraente, ma sufficientemente robusto e proprio per questo abbastanza facile da trovare in perfette condizioni e con la sua scatoletta in condizioni molto buone. Ricorda molto i modelli inglesi della contemporanea serie "Model of Yesterears" della Matchbox: vernici spesse, accessori robusti, mancanza dei vetri ecc. Le inglesi, però, montavano ruote di migliore fattura, spesso in metallo, ed erano rivettate e custodite in scatolette dall'apetto più rifinito. E costavano di meno...

Pochi pezzi, pochi accessori, semplificazione costruttiva ecc. rendono robusto il modello ma l'immagine complessiva é di una decisa povertà di finitura. Radiatore, sedili, volante (escluso lo stelo) in plastica nera. Cerchi ruota in plastica bianca. Sono proprio questi cerchi dal colore improponibile a "impoverire" il modello. I pneumatici sono lisci e sottili, in plastica, diversi da quelli cui la Dugu ci ha abituati con la serie più nobile.

Stesso discorso per il fondino, quasi del tutto liscio e ricavato nella fusione. Lo movimentano solo le viti di assemblaggio, le scritte in rilievo, un accenno di differenziale e di albero di trasmissione, un accenno di scappamento, ma non c'é traccia di organi meccanici riprodotti in scala e riportati. Orrende le massicce balestre

Corpo vettura, parafanghi e predellini in metallo pressofuso (zamak). Sedili, capote, radiatore, in plastica. Ruote con cerchi in plastica e pneumatici in plastica nera, liscia.
Osserviamo che le 4 ruote sono tutte identiche, con 10 raggi, mentre l'auto vera posteriormente montava ruote a 12 raggi per compensare il maggiore carico gravante sull'asse.







... E DELL'AUTO VERA I COLORI

Lo si recupera con poca spesa questo modellino Darracq. Alcuni si chiedono come mai la Dugu scelse proprio questa vetturetta per riprodurla in scala. Al Museo Carlo Biscaretti di Ruffia (oggi Museo Giovanni Agnelli) erano disponibili vetture molto più attraenti. Perché mai scegliere una vetturetta col cofano stile Renault e nome francese. Già. Alexandre Darracq fondò la Automobiles Darracq S.A. nel 1896, vicino a Parigi, ma aprì anche due stabilimenti in Italia, prima Napoli (1906) e poi a Milano (1907, Portello). Quando si rese conto del fatto che le sue vetture erano poco adatte alla tipologia delle strade nostrane decise di abbandonare la produzione italiana e cedette lo stabilimento milanese alla nascente Anonima Lombarda Fabbrica Automobili (A.L.F.A.) che diede poi origine all'Alfa Romeo. E guarda caso anche l'Alfa Romeo andò a produrre auto nel napoletano (le Alfasud).

Specifiche tecniche
Motore: 1 cilindro, verticale
Cilindrata: 1.281 cmc
Potenza: 9 CV a 1.200 giri/min
Accensione: accumulatore e bobina
Frizione: a cono di cuoio
Cambio: 3 velocità + retromarcia
Trasmissione: cardanica
Velocità massima: 60 km/h
Peso: 580 kg
Ruote con cerchi in legno a 10 raggi sulle ruote anteriori e a 12 raggi su quelle posteriori.

Questo modello, proprio nel 1902 si distinse alla "Settimana di Nizza" per aver percorso il km da fermo in meno di 36 secondi (media di oltre 100 km/h).

Il modello é stato prodotto in un unico colore: il rosso lacca. Capote bianca, bordo dei parafanghi e del predellino dipinti di bianco, montanti del tetto, cruscotto, fanaleria e stelo del volante dorati, sedili e volante neri. Ruote bianche.

Scatoletta tipica della serie "Museo", del tipo che gli inglesi definiscono "closed box", cioé senza finestra.
D'altra parte, la finestra serviva principalmente per vedere di che colore era il modellino, ma le Darracq Dugu erano tutte rosse.